Il Sanguinaccio moderno
Il sanguinaccio, diffuso essenzialmente nelle regioni meridionali
dell’Italia, costituisce uno dei dolci tipici del periodo carnevalesco
e, ad oggi, ne esistono due differenti modalità di preparazione:
quella classica, con l’uso di sangue di maiale; e quella ‘moderna’
che, quasi sostituta della prima, ne risulta, invece, priva.
Il maiale, simbolo di questo rituale alimentare di origini
antichissime, ha forti legami con la sfera del sacro: l’animale è,
infatti, associato alla figura di Sant’ Antonio Abate, festeggiato il
17 Gennaio, giorno in cui comincia la vera e propria festa del
carnevale; inoltre, in molte società del Pacifico –Buid del Mindoro
nelle Filippine, Orokaiva della Papua Nuova Guinea- il maiale è
ritenuto sacro come un figlio e pertanto, lo si offre come dono agli
antenati; ma le sue carni, data la vicinanza affettiva dell’animale
all’uomo, saranno consumate da un’altra tribù e non da quella di
appartenenza.
antichissime, ha forti legami con la sfera del sacro: l’animale è,
infatti, associato alla figura di Sant’ Antonio Abate, festeggiato il
17 Gennaio, giorno in cui comincia la vera e propria festa del
carnevale; inoltre, in molte società del Pacifico –Buid del Mindoro
nelle Filippine, Orokaiva della Papua Nuova Guinea- il maiale è
ritenuto sacro come un figlio e pertanto, lo si offre come dono agli
antenati; ma le sue carni, data la vicinanza affettiva dell’animale
all’uomo, saranno consumate da un’altra tribù e non da quella di
appartenenza.
Esso è, però, altresì associato alla sfera del profano ed in
particolare alla figura dell’uomo: le loro carni ed il loro sangue
sono molto simili, ma soprattutto non esiste altro animale le cui
abitudini sessuali si avvicinino a quelle umane: per entrambe le
specie, cioè, non esiste una sola ‘stagione dell’amore’. Il maschio
di maiale, inoltre, può cominciare la sua attività riproduttiva -
precocemente- a quattro mesi, anche se già all’età di quattro anni
non è più considerato un gran riproduttore; la femmina, insaziabile
invece, si presta agli accoppiamenti fino a quindici anni.
particolare alla figura dell’uomo: le loro carni ed il loro sangue
sono molto simili, ma soprattutto non esiste altro animale le cui
abitudini sessuali si avvicinino a quelle umane: per entrambe le
specie, cioè, non esiste una sola ‘stagione dell’amore’. Il maschio
di maiale, inoltre, può cominciare la sua attività riproduttiva -
precocemente- a quattro mesi, anche se già all’età di quattro anni
non è più considerato un gran riproduttore; la femmina, insaziabile
invece, si presta agli accoppiamenti fino a quindici anni.
Il maiale è quindi simbolo non soltanto di riproduttività, ma
soprattutto di smoderatezza negli appetiti, sessuali e non. Questo
spiegherebbe chiaramente l’associazione della bestia all’uomo in
alcune mitologie, come quella omerica della maga Circe: perché
trasformare i compagni di Ulisse proprio in maiali, e non in lupi o
altro? Semplice: perché, in questo modo, avrebbe potuto godere
delle loro durature performance sessuali.
soprattutto di smoderatezza negli appetiti, sessuali e non. Questo
spiegherebbe chiaramente l’associazione della bestia all’uomo in
alcune mitologie, come quella omerica della maga Circe: perché
trasformare i compagni di Ulisse proprio in maiali, e non in lupi o
altro? Semplice: perché, in questo modo, avrebbe potuto godere
delle loro durature performance sessuali.
La smoderatezza alimentare che equipara l’uomo al porco è
facilmente riscontrabile proprio nella festa di carnevale: infatti il
detto vuole che ‘del porco non si butta via niente’, neanche il
sangue che è stato a lungo utilizzato a scopi terapeutici,
sopperendo così alla mancanza di ferro tanto nelle donne durante il
periodo mestruale, tanto in coloro affetti da anemia. In realtà,
l’antica usanza terapeutica del sanguinaccio originario, è stata
abolita, in Italia, nel 1992, per scongiurare il pericolo di infezioni,
considerando che il sangue è veicolo di malattie trasmissibili. Ciò
non toglie che il sangue di maiale per preparare il sanguinaccio è
ancor utilizzato nelle campagne e, seppur non venduto –
ufficialmente- in negozi alimentari, è facilmente reperibile –
illegalmente- nei mercati di paese. Ma il valore del suino e delle
sue proprietà, può essere anche, e soprattutto, nutritivo.
facilmente riscontrabile proprio nella festa di carnevale: infatti il
detto vuole che ‘del porco non si butta via niente’, neanche il
sangue che è stato a lungo utilizzato a scopi terapeutici,
sopperendo così alla mancanza di ferro tanto nelle donne durante il
periodo mestruale, tanto in coloro affetti da anemia. In realtà,
l’antica usanza terapeutica del sanguinaccio originario, è stata
abolita, in Italia, nel 1992, per scongiurare il pericolo di infezioni,
considerando che il sangue è veicolo di malattie trasmissibili. Ciò
non toglie che il sangue di maiale per preparare il sanguinaccio è
ancor utilizzato nelle campagne e, seppur non venduto –
ufficialmente- in negozi alimentari, è facilmente reperibile –
illegalmente- nei mercati di paese. Ma il valore del suino e delle
sue proprietà, può essere anche, e soprattutto, nutritivo.
Ma perché proprio il maiale, e perché proprio a carnevale?
Secondo la tradizione la coincidenza sembrerebbe casuale: nelle
campagne del medioevo, così come in alcune campagne ancora
oggi, esiste un ciclo per la preparazione del maiale -consistente nel
suo rapido ingrassamento, nella sua brutale uccisione e successivo
essiccamento- che si conclude proprio a cavallo tra i mesi di
Gennaio e Febbraio, unico periodo dell’anno in cui il contadino -ed
è stato così per molti secoli- non solo assapora la prelibatezza di un
cibo prettamente destinato alle tavole dei ricchi e della nobiltà,
nella speranza così di assottigliare, almeno temporaneamente, le
differenze sociali, ma soprattutto assapora la sua fatica in una vera
è propria orgia alimentare.
Secondo la tradizione la coincidenza sembrerebbe casuale: nelle
campagne del medioevo, così come in alcune campagne ancora
oggi, esiste un ciclo per la preparazione del maiale -consistente nel
suo rapido ingrassamento, nella sua brutale uccisione e successivo
essiccamento- che si conclude proprio a cavallo tra i mesi di
Gennaio e Febbraio, unico periodo dell’anno in cui il contadino -ed
è stato così per molti secoli- non solo assapora la prelibatezza di un
cibo prettamente destinato alle tavole dei ricchi e della nobiltà,
nella speranza così di assottigliare, almeno temporaneamente, le
differenze sociali, ma soprattutto assapora la sua fatica in una vera
è propria orgia alimentare.
Non solo il sanguinaccio, ma anche il cosiddetto salame di
cioccolato evoca il maiale sottolineandone l’importanza durante
questo periodo dell’anno.
cioccolato evoca il maiale sottolineandone l’importanza durante
questo periodo dell’anno.
Il sanguinaccio, solitamente, è servito con biscotti, in particolare i
comunissimi savoiardi o le famose chiacchiere, altra ghiottoneria
carnevalesca.
comunissimi savoiardi o le famose chiacchiere, altra ghiottoneria
carnevalesca.
Ed eccovi la ricetta del sanguinaccio al cioccolato
INGREDIENTI:
500 ml di latte, 300 g di zucchero, 100 g di cacao amaro, 40 g di farina o amido di mais, 1 bustina di vanillina, 3 g di cannella, 50 g di cioccolato fondente
PROCEDIMENTO
In un pentolino setacciare cacao e farina. Aggiungere lo zucchero, la vanillina e la cannella.
Mescolare il tutto.
Aggiungere il latte freddo poco alla volta.
Accendere il fornello e cuocere a fiamma bassissima, mescolando con una frusta.
Fate cuocere il sanguinaccio una ventina di minuti, sempre mescolando.
Spegnere e far raffreddare, girando di tanto in tanto. Aggiungete al sanguinaccio il cioccolato fondente spezzettato (o delle gocce di cioccolato) e, se vi piacciono, dei canditi.
mescolate il tutto energicamente, fate raffreddare e posizionatelo dentro una bella coppetta,
e il Sanguinaccio è pronto
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